Decreto CER: in arrivo contributi a fondo perduto e incentivi per le comunità energetiche per proseguire la decarbonizzazione entro il 2030
Il Ministero dell’Ambiente ha inviato alla Commissione Europea la bozza di un decreto (decreto CER) contenente misure per fornire nuova energia all’Italia. Il decreto è finalizzato a fornire un aiuto concreto per la creazione di nuove comunità energetiche rinnovabili e le configurazioni di autoconsumo, al fine di proseguire gli obiettivi di decarbonizzazione del 2030 imposti dall’Unione Europea.
Oggi il caro energia risulta essere uno dei temi più sentiti: la diffusione di forme di autoconsumo di energia rinnovabile da fonti green risulta certamente un’operazione strategica in termini di sostenibilità ambientale ed energetica. Grazie ad un impianto fotovoltaico si dipenderà di meno dai gestori nazionali di rete elettrica e si potrà produrre in autonomia l’energia necessaria per soddisfare il proprio fabbisogno: per questo motivo ti consiglio un software per fotovoltaico, gratis per 30 giorni, che ti consente il progetto completo e la simulazione economica di qualsiasi tipo di impianto fotovoltaico connesso alle rete elettrica.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, con l’UE, ha avviato l’iter per la proposta di decreto CER (Comunità Energetica Rinnovabile) che incentiva la diffusione di forme di produzione e autoconsumo collettivo di energia da fonti rinnovabili.
La proposta presentata è stata strutturata secondo 2 misure:
I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse.
Chi vorrà associarsi in una configurazione di autoconsumo potrà ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa da impianti a fonti rinnovabili. La potenza finanziabile è pari a complessivi 5 GW, con un limite temporale fissato a fine 2027.
“Con questo provvedimento diamo all’Italia una nuova energia tutta rinnovabile. Il testo, rafforzato e arricchito dalla consultazione pubblica, è uno strumento coerente con il doppio obiettivo di questo governo: la decarbonizzazione entro il 2030 e l’autonomia energetica. La ricchezza dell’Italia sono le sue comunità. Il decreto le pone al centro di una strategia volta a produrre e consumare energia da fonti pulite risparmiando sui costi delle bollette. Se sapremo svilupparle come sistema Paese -conclude il Ministro – le Comunità Energetiche si riveleranno un’enorme fonte di sviluppo economico sostenibile e di coesione sociale”.
Queste le parole del Ministro Pichetto.
Le Comunità Energetiche Rinnovabile sono sistemi realizzati dai clienti finalizzati dall’art. 31 della legge 199/2021, basati sulla condivisione di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili. In pratica sono costituite da gruppi di persone che scelgono di autoprodurre energia elettrica da fonti rinnovabili, con i conseguenti benefici ambientali, economici e sociali ai membri della comunità. Servono a raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2030 e rafforzare ulteriormente il percorso di sicurezza energetica dell’Italia valorizzando il territorio.
Le comunità energetiche rinnovabile sono composte da un gruppo di soggetti che si uniscono insieme per creare una rete locale che avrà l’obiettivo di creare e condividere l’energia prodotta da fonti rinnovabili e rendersi indipendenti dal punto di vista energetico. Chi sceglie di creare una comunità dovrà individuare un’area dove realizzare l’impianto con altri utenti connessi alla stessa cabina primaria.
Possono costituire Comunità energetiche rinnovabile i seguenti soggetti:
il cui obiettivo è quello di non realizzare profitti finanziari; l’impianto non deve essere necessariamente di proprietà dei membri che ne usufruiscono ma può essere messo a disposizione da uno dei membri o da un soggetto terzo.
Innanzitutto è importante sottolineare che le comunità energetiche hanno uno scopo primario: ossia di fornire dei benefici ambientali sociali ed economici. In parole povere esse vengono considerate come un trampolino di lancio verso l’auto sostenibilità ambientale e l’efficientamento energetico.
Secondo la bozza di decreto diffusa, gli incentivi a fondo perduto del 40% per la realizzazione delle CER riguarderà i Comuni sotto i 5.000 abitanti. La tariffa incentivante, invece, varrà per tutti i Comuni.
L’intervento rientra nella misura del PNRR e riguarderà sia la realizzazione di nuovi impianti che il potenziamento di impianti già esistenti: la misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro e punta a realizzare una potenza complessiva di almeno 2 GW e una produzione indicativa di almeno 2.500 GW ogni anno. Chi otterrà il contributo a fondo perduto potrà chiedere di cumularlo con l’incentivo in tariffa.
Sono ammesse a beneficio tutte le configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile riportate nel piano “CACER” (configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile).
Accedono all’incentivo gli impianti a fonti rinnovabili, inclusi i potenziamenti, inseriti all’interno delle configurazioni di cui al comma 1 e che rispettano i seguenti requisiti:
Non possono essere concessi benefici:
È possibile presentare le proprie domande fino al 31 dicembre 2024 e fino alla data in cui è raggiunto un contingente finanziario pari a 300 MW. Si attende ora solo il consenso da parte delle Commissione Europea per validazione ufficiale. Una novità importante riguarda la tariffa incentivante in quanto è stato previsto un periodo di diritto con decorrenza dalla data di entrata in esercizio dell’impianto pari fino ai 20 anni.
Inoltre, la domanda di accesso alle tariffe incentivanti dovrà essere presentata entro i 90 giorni dalla data in esercizio degli impianti. La mancata comunicazione comporta la decadenza dell’incentivo.
Ogni cittadino, impresa, ente, ecc. che vorrà accedere all’incentivo dovrà seguire i seguenti 5 passaggi:
La domanda di presentazione va presentata entro 90 giorni successivi alla data di entrata in esercizio degli impianti installati tramite il sito ufficiale del GSE (Gestore dei servizi energetici). Tale domanda deve essere presentata con tutta la documentazione prevista per la verifica del rispetto dei requisiti per l’accesso ai sostegni sulla base delle regole operative che saranno fissate con un decreto del ministero da approvare entro 30 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento. Inoltre, è possibile richiedere al GSE una verifica preliminare di ammissibilità dei progetti: verifica volontaria e non necessaria per accedere agli incentivi.
Il decreto legge prevede l’installazione di impianti da fonti rinnovabili i quali entrano in esercizio successivamente all’entrata in vigore dello stesso decreto, in particolare:
La potenza nominale di un impianto si riferisce alla somma espressa in MW delle potenze elettriche nominali degli alternatori i quali appartengono all’impianto stesso.
La potenza nominale di un alternatore viene determinata moltiplicando la potenza espressa in MVA, per il fattore di potenza nominale riportati sui dati di targa dell’alternatore, in conformità alla norma CEI EN 60034. Inoltre, vale la seguente eccezione:
Nella proposta del provvedimento ministeriale rientrano le seguenti spese:
Sono finanziabili in misura non superiore al 10% dell’importo ammesso a finanziamento le seguenti spese:
Le spese di cui sopra citate sono ammissibili nel limite del costo di investimento massimo di riferimento pari a:
Ricordiamo che è necessario attendere la pubblicazione del decreto per avere certezza degli importi e delle tariffe incentivanti.
All’interno degli allegati di proposta vengono citate 3 fasce di incentivi per il calcolo della tariffa premio applicabile all’energia elettrica condivisa spettante, quali:
Inoltre sono state apportate delle correzioni della tariffa per impianti fotovoltaici a seconda della zona geografica:
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